domenica 31 marzo 2013

Saltuaria - Rassegna Teatrale Discontinua 012-013




la sezione di teatro rivolta ai più piccoli, ma non solo.


sesta edizione
7 dicembre 2012 - 8 giugno 2013
Palazzolo sull'Oglio - Brescia
venerdì 7 dicembre 2012
Architetture pop - (musica) - Dead CanDies + NaNa Bang! in concerto
da martedì 11 a venerdì 14 dicembre 2012
Scrivere per la scena - laboratorio pratico di drammaturgia - Rita Frongia (Cagliari)
sabato 15 dicembre 2012
La morte di Giulio Cesare - Claudio Morganti (Prato)
domenica 16 dicembre 2012 - SALTUARIABABY
Nella tana del Lupo - di Cesar Brie e Teatro Patalò
sabato 22 e domenica 23 dicembre 2012 - SALTUARIABABY
Carillon - Teatro Flautomagico
domenica 20 gennaio 2013 -SALTUARIABABY
Sotto la tenda - Abderrahim El Hadiri (Marocco - Italia)
sabato 2 febbraio 2013
Fode e Yaguime (Sogno Infranto) - (danza)- Katuma (Burkina Faso- Italia)
venerdì 8 febbraio 2013
Misterman - Alessandro Roja (Roma)
domenica 10 febbraio 2013
O stai o cadi - (danza) - Pa de Catr
domenica 17 febbraio 2013 - SALTUARIABABY
E luce fu - Alecrim Teatro (Brasile - Italia)
sabato 23 febbraio 2013
Brainstorming! - Ambaradan (Bergamo)
domenica 3 marzo 2013
Angelica - Andrea Cosentino (Roma)
sabato 16 marzo 2013
L'ultima notte di Antonio - Piccola Compagnia Dammacco (Modena)
sabato 23 marzo2013
Ma il mio amore è Paco - Teatro Caverna (Bergamo)
venerdì 12 aprile 2013
Cos'è che c'è, oggi, dentro alla parola cultura? - Aldo Nove
domenica 14 aprile 2013 -SALTUARIABABY
Vibrazione - Le Fenicie Teatro
sabato 27 aprile 2013
La Ianara - Elisabetta Aloia (Centro Diaghilev di Bari)
sabato 11 maggio 2013
Nervo in do minore - Tatiana Freire Larotonda e Irene Aliverti (Brasile- Italia)
domenica 19 maggio 2013 -SALTUARIABABY
Piccolo Principe - Teatro Caverna (Bergamo)
sabato 25 maggio 2013
Sì l'ammore no - Daniele Timpano e Elvira Frosini (Roma)
sabato 8 giugno 2013
Parole della pelle - (concerto percussioni) - GoloKan (Africa - Italia)

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI.
si consiglia la prenotazione.
teatroflautomagico@gmail.com
Saltuaria è su facebook.
telefono: 030 731539 - 339 8908269.

COLLABORANO CON SALTUARIA:



Un ringraziamento a LE DONNE e a Lorenzo Gatti per l'allestimento degli allegri banchetti.
             
                         
SOSTENGONO SALTUARIA:















SCHEDE DEGLI APPUNTAMENTI:


Archittetture pop
Dead CanDies + NaNa Bang! in concerto
venerdì 7 dicembre 2012

Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.30 – Ingresso gratuito – Più Allegro Banchetto














Dead Candies: progetto musicale nato nel 2010 e votato a sonorità elettriche con influenze che vanno dal power pop, al post-punk, senza dimenticare la lezione dell'indie rock dei 90's. All'attivo 2 cd registrati rispettivamente al Blue femme studio e al TUP studio di Brescia.
NaNa Bang!: eclettico duo chitarra/voce + tamburi, progetto collaterale dei Guru Banana, sono collocabili nell'area del cantautorato "freakadelico", ma con l'aggiunta della tensione dei migliori Velvet underground.
www.deadcandies.com

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Scrivere per la scena
laboratorio pratico di drammaturgia
Rita Frongia
da martedì 11 a venerdì 14 dicembre 2012
Presso la biblioteca civica G.U. Lanfranchi di Palazzolo s/O, Lungo Oglio C. Battisti 17 (Palazzolo s/O, Brescia) - dalle ore 17.00 alle ore 21.00



















Forse quello che faccio è una menzogna, ma riesce a evocare realtà con più precisione, dice Van Gogh.
È notte, in provincia, agosto, tavolini, due ubriachi dialogano. Registro, torno a casa, trascrivo, rileggo e dallo schermo del computer è sparito il timbro, la postura dei corpi, il clima, il ritmo. Word è la zona di suicidio di un'idea. L'idea è morta. Rimangono delle parole, leggo, taglio, riscrivo, aggiungo, modifico, sto cercando un falso che mi aiuti a riprodurre clinicamente la realtà dei fatti. È poi questo il nostro compito? Riprodurre la realtà? Gli attori non sono mica dei riproduttori di cose quotidiane, sono prìncipi della scena che frequentano l'arte trasparente. La scena non è la casualità di un bar in una notte d’agosto. Detto questo, proveremo comunque attraverso la trascrizione di materiale sonoro e la sua rielaborazione ad aguzzare l’ascolto, è un esercizio che ci sposta dall'idea alla materia. Spostare lo sguardo dalle parole a ciò che traspira.
La fotografia mi aiuta, mi sostiene, mi fa ricordare e mi provoca altre immagini, la fotografia mi mette in movimento, dopo cancello, sottraggo, elimino, in fin dei conti non resta granché della foto di partenza. Di fatto questa mi libera dalla necessità di essere esatto, dice Bacon.
Lui poi dipingeva, noi invece manipoleremo la materia drammatica.
Ci proveremo con la scrittura originale a partire da un'immagine.
Come si scrive un uomo? E cosa ancora più assurda, come si scrive per un uomo/donna su un palcoscenico? Gordon Craig dice che il padre del drammaturgo è il danzatore che compose la sua prima opera servendosi dell'azione, delle parole, della linea, del colore e del ritmo. Avremo modo di chiedercelo leggendo insieme alcune scene dal Caligola di Camus.
Il laboratorio è rivolto ad attori, drammaturghi, amatori, appassionati.
Si richiede ai partecipanti di reperire un qualsiasi strumento utile alla registrazione (cellulare, registratore vocale, lettore mp3 etc.).
Rita Frongia è attrice e drammaturga. Si diploma nel 1997 nella scuola di teatro Galante Garrone di Bologna.
Testi rappresentati:
Serata di Gala-omaggio ad H. Pinter, (Coautrice.Teatro Metastasio,Prato,2003). Waiting for… (Festival Armunia, Castiglioncello, 2004).Il pigiama di Macbeth (Teatro Guanella, Milano,2005),Waiting long-densing end miusicol- (Teatro Politeama Poggibonsi, 2006). Il cameriere James (Jack and Joe Theatre, 2006).Comincia uno studio approfondito sul Woyzeck di G.Buchner in qualità di autrice e dramaturg con Claudio Morganti : Woyzeck_studio (Teatro della Tosse, Genova 2008), C’è un buio che sembra d’esser ciechi -lettura acustica- (Castiglioncello, 2009), Scimmia (Castiglioncello,luglio 2008), Studio numero 5 per Woyzeck ( Fabbrica Europa, Firenze, 2011), Ombre Wozzeck-operina musicale per uomini ombra di poche parole- (Teatro dell’Arte,Milano,2012). Solomè (Coautrice, Teatro delle Ariette maggio 2012).
Dal 2006 fa parte del Libero Gruppo di Studio d’Arti Sceniche coordinato da Claudio Morganti.

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La Morte di Giulio Cesare
Claudio Morganti
sabato 15 dicembre 2012
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto



















Certo, si tratta di una lettura.
Una lettura è "qualcuno che legge". Ma io vorrei puntualizzare. Vorrei proprio fare il pignolo.
Vorrei rilevare una cosa, che forse è irrilevante, ma che io rilevo lo stesso.
Di solito si legge letteratura, romanzi brevi, racconti lunghi, a volte ci si spinge con incoscienza persino a leggere poesia, ma è molto difficile (direi impossibile) che qualcuno osi leggere "drammaturgia".
Detesto annoiare, dunque non starò qui a dire "cos'è", secondo me la drammaturgia (anche se è questione davvero interessante e affatto noiosa, credetemi).
Leggere "drammaturgia".
Dirò soltanto che si tratta di rendere chiaro e manifesto qualcosa che è stato scritto non per esser letto da una sola persona, ma per essere recitato da più attori.
Una piccola, inutile impresa, ma pur sempre un'impresa.
Naturalmente non si tratta di virtuosismo ma semplicemente di comunicare a chi ascolta una propria idea di quel testo, attraverso colori, ritmi, timbri pause e silenzi.
Agli ascoltatori, invece, auguro un buon divertimento.
Un esercizio che consiglio a tutti gli attori, ma soprattutto a tutti i registi.

Claudio Morganti
Leningrad Gazette
www.claudiomorganti.it

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Nella tana del Lupo
di Cesar Brie e Teatro Patalò
Domenica 16 Dicembre 2012  




Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro



















testo e regia: César Brie
liberamente tratto da: Il lupo mannaro di Boris Vian
con: Mia Fabbri - Luca Serrani - Isadora Angelini
Idea scenografica originale e pupazzi: Lena Bjerregård, Mia Fabbri
Realizzazione Scenografica: Valentina Fabbri - Alessandro Bertoli
Tele: Silvia Serrani
Musica: Kurt Weill - Milton Nascimiento - John Lennon - musiche popolari
Costumi: Angela Bocchini, Mia Fabbri
Foto di scena: Chico de Luigi
Ospitalità: Officina delle Arti
Ringraziamenti: Paola Sabbatani - Daniele Angelini - Denis Campitelli - Teatro de Los Andes
Produzione Cèsar Brie Teatro Patalò
Denis è un lupo vegetariano, che adora mangiare foglie di radicchio e semi di girasole, è appassionato di calcio e colleziona i rottami provenienti dagli incidenti sulla statale che passa proprio sotto la sua tana.Nelle notti di luna piena spia i visitatori del bosco, tra cui le coppiette in cerca di un po' di tranquillità.E proprio lì incontrerà la bella Angelica che ha appuntamento con il Mago d'Oriente, un tipo spietato che prenderà a morsi il povero Denis.Così, in una notte di luna piena, il lupo si trasforma in uomo, e un uomo, di notte, non può fare altro che visitare la città.Ristoranti, ubriaconi, donne, scazzottate, incidenti, fughe dalla polizia e altre delizie della civilizzazione, trasformeranno il nostro pacifico lupo nel re della notte.Il suo rocambolesco incontro con la bella Angelica si trasformerà in una storia d'amore e un viaggio di nozze con John Lennon come autista cantando insieme il sogno di un mondo in cui gli uomini vivranno finalmente in pace.
www.teatropatalo.it

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Carillon
Teatro Flautomagico
Sabato 22 e Domenica 23 dicembre 2012 



Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro



















di e con Annalisa Pagani, Irene Aliverti, Mauro Peri.
luci: Claudia Peri
produzione e allestimento: Teatro Flautomagico
progetto grafico: peri.jimdo.com
foto di scena: Valeria Abis
progetto video: Massimo Faini
si ringrazia: Rita Frongia
Spettacolo vincitore del PPPP - primo premio Pippo Piras
Oggi è un gran giorno! Gedeone dopo anni e anni di ricerche su tutti i libri e in tutte le lingue del mondo ha finalmente trovato la formula magica che realizzerà il suo sogno: diventare un carillon.
E sarà nel turbinio di vento e tuoni che Gedeone si trasformerà in Arturo musicien; catturato da vorticosi meccanismi meccanici, nel luogo dove s’incontrano sogno e realtà e dove le ombre hanno la consistenza dei corpi, Arturo s’innamorerà di Isabella la ballerina, l’amica Lampada ricorderà i suoi antichi fasti di attrice consumata al Grand Theatre de Paris e Astolfo, misterioso gatto stregone, scruterà tutto attraverso i suoi enigmatici occhi gialli.
Suggestive ombre animate, musica dal vivo, riferimenti shakespeariani sono solo alcuni degli stratagemmi per raccontare ciò che lega gli uomini ai sogni.



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Sotto la tenda
Abderrahim El Hadiri
domenica 20 gennaio 2013





Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro

















 


Uno spettacolo ricco di sorprese e fatti imprevedibili in cui, per 45 minuti, i bambini raggiungono luoghi lontani e si accostano a storie che fanno sorridere e riflettere … e poi, con Abdul, parole, suoni, gioco e misteri
La tenda: luogo antico, simbolo di una vita nomade, di preghiera e di incontri, di accoglienza. Il tappeto: unico strato che separa dalla terra e appresenta l’unione dei “ruhhal” (viandanti) che si rapprestano ad entrare. Il tamburo: richiamo, modo di manifestare la gioia e di esprimere la saggezza. La danza: agio, abbandono, energie libere di esprimersi. Terre colorate e oggetti tradizionali della cultura araba prendono vita nei suoni e nei profumi di una casa immaginaria. Nella tenda i bambini ripercorrono con l’attore ricordi e storie, incontrano personaggi magici e mitici, conoscono i tuareg e i nomadi, raggiungono città, montagne e deserti, fino ad attraversare il mare. È un mondo antico quello che si ricompone per un momento sul tappeto, mentre la danza e il richiamo del tamburo esprimono gioia e libertà.
Abderrahim El Hadiri: originario di Marrakech nel Marocco meridionale, recita nel gruppo universitario della città, studiando in particolare il genere Furga (tecnica di stravolgimento in chiave clownesca delle fiabe tradizionali arabe). Nel 1989 arriva in Italia per proseguire gli studi universitari e incontra la Cooperativa Teatro Laboratorio di Brescia con la quale lavora dal 1991 allestendo spettacoli teatrali soprattutto per ragazzi e tenendo laboratori nelle scuole. Provenendo da una cultura di forte tradizione orale in cui oltre alla voce anche i gesti e gli oggetti hanno una forte valenza narrativa, nel suo percorso approfondisce l’incontro tra questa cultura e la tradizione teatrale europea.

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Fode e Yaguime (Sogno infranto)
Riflessioni in danza su una lettera scritta da due adolescenti ai potenti del mondo.
Katuma
sabato 2 febbraio 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto
















di e con Erica Guanziroli e Ibrahim “Tonton” Ouattara
Supervisione alle coreografie: Laura Tassi
Luci: Massimo Mascheroni
Con la preziosa collaborazione di Luca Ronzoni e Stefano Raimondi
alle percussioni: Daouda Diabate
Questo lavoro si ispira ad alcuni di quei sogni finiti tragicamente, come gli amori impossibili, il desiderio di raggiungere la propria libertà e la realizzazione dei propri sogni.
Vogliamo farvi conoscere la vicenda di Yaguine e Fode, due adolescenti Guineani che nel 1999 hanno intrapreso un viaggio partendo dal loro paese e diretti in Europa, con l’intento di realizzare le proprie ambizioni e finito però in tragedia. Vogliamo dare nuovo eco alla lettera da loro scritta ai potenti dell’Europa per non farla dimenticare come semplice caso di cronaca e dare voce a quei sogni nati dalla volontà di voler cambiare il proprio destino.
Lo spettacolo è frutto di un percorso durato tre anni, al quale anche altre persone hanno preso parte e lasciato il loro contributo. Nonostante le difficoltà incontrate, tutto ciò ci ha portato alla realizzazione di questo spettacolo che nasce dalla volontà di voler raccontare il desiderio di aprirsi davanti alle differenze.
Sensibilizzare all’ascolto, all’apertura di nuove conoscenze, che vadano al di la del colore della pelle, della religione e del paese di origine, in modo da abbattere il muro della diffidenza per considerare la diversità come ricchezza e non come ostacolo, come bellezza e non come errore, con amore e non con disprezzo, per non rimanere prigionieri dei nostri stessi pensieri e della nostra stessa esistenza.
Questo spettacolo nasce dalla volontà di poter raccontare il disagio, il lato oscuro dell’esistenza, il mal di vivere che è comune a molti. Il senso del dovere, i bisogni economici, il senso di appartenenza,spesso ci portano ad agire una vita ben lontana da quella che desideriamo, ”poco autentica”.
Così ci ritroviamo prigionieri dei nostri stessi pensieri e della nostra stessa esistenza. Ma se abbiamo paura di restare fedeli a noi stessi, ai nostri sogni, come si può esserlo in relazione all’altro? Davanti alla presenza di due individui apparentemente diversi, può questo stato comune di disagio,essere un punto d’incontro? Avere il coraggio di aprirsi, aprire le porte ad una nuova conoscenza, che va al di la del colore della pelle e dal paese di origine. Abbattere il muro della diffidenza. Incontrarsi come individui differenti, per poi scoprirsi afflitti dello stesso male, in quanto padri, madri e figli della stessa umanità e disumanità.
Ibrahim Ouattara: attore-danzatore, nato a Bobo Dioulasso (Burkina Faso) il 5 febbraio 1979, inizia il percorso teatrale nel 1994 con la Compagnia Badenya entrando in contatto con vari artisti, attori, danzatori e musicisti, nazionali e internazionali.
Danzatore del Centro di Formazione Artistica Desiré Somé di Bobo Dioulasso (Burkina Faso), da vari anni è attivo nella ricerca dell’espressione corporea e spirituale. Dal 1998 segue percorsi formativi sul lavoro dell'attore con Serena Sartori (Teatro del Sole, Koron'tlè) e con l'A.T.B. (Atelier Théâtre Burkinabé).
E', fra le altre cose, attore-danzatore nel progetto sperimentale Dunia Sigui Kan, spettacolo interattivo presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Profondamente sensibile alla danza tradizionale Burkinabé utilizza il linguaggio del corpo per attraversare i rituali e ritmi del territorio aprendo poi una dimensione più creativa.

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Misterman
Alessandro Roja
Venerdì 8 febbraio 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto














PIERFRANCESCO PISANI e CAPOTRAVE
in collaborazione con Infinito srl, con il sostegno della Regione Toscana
di Enda Walsh
traduzione di Lucia Franchi
regia: Luca Ricci
scene: Katia Titolo
musiche originali ed effetti sonori: Antonello Lanteri
voci off di Daria Deflorian, Irene Splendorini
e di Veronica Cruciani, Giordano De Plano, Andrea Di Casa, Federica Festa,
Lucia Franchi, Francesco Montanari, Alessandro Riceci
organizzazione: Laura Caruso
La passione, l’impegno, la tenacia, la convinzione.
Alcune persone si dedicano completamente a una missione.
Sono estremi, assoluti, limpidi, inattaccabili.
Sono bellissimi.
Mandano avanti Paesi disastrati e corruttibili come il nostro.
Alle volte, però, la loro ostinazione diventa pericolosa.
È sottile il confine tra costanza e mania.
Qui si indaga il punto di rottura.
Un solo attore in scena, Alessandro Roja, rivelatosi al grande pubblico nel ruolo del
“Dandi” della serie “Romanzo Criminale”. E’ lui Thomas Magill, giovane impegnato
nell’opera di redenzione dei propri concittadini che sulla scena si trasforma in una decina
di personaggi del suo villaggio, li imita, dialoga con loro in un racconto corale, ironico e
commovente, mentre si fa strada un oscuro presentimento di tragedia.
Prima traduzione e messa in scena italiana di uno dei testi dell’autore irlandese Enda
Walsh, considerato uno dei maggiori drammaturghi contemporanei, “Misterman”, è il
racconto di una follia vendicativa celata dietro un’apparente, ostentata innocenza.
In una scena composta da pochi elementi, la regia di Luca Ricci crea una scenografia
immaginaria creata dalle voci del villaggio registrati e riascoltati da Thomas con maniacale
ritualità, tenendo il pubblico sospeso tra divertita adesione al personaggio e inquieta
attesa.
“La regia di Luca Ricci, efficace, ruota intorna a dei vecchi registratori (le voci degli abitanti) e Roja è bravo tra i diversi registri e personaggi”, a partire da Thomas, compito e rigido, perso nei suoi labirinti invisibili dove il confine tra normalità e devianza e lì lì.”
Anna Bandettini, La Repubblica
“Un esperimento riuscito soprattutto per l’attualità sconcertante del testo, che viene enfatizzata nella messa in scena.”
Simone Pacini, KLP
“Il monologo, dal quale emerge la bravura del giovane attore si risolve in realtà in un dialogo serrato con voci preregistrate su nastro magnetico.”
Matteo Antonaci, Teatro e Critica
Si ringraziano: Jamie Vartan, Anna Ashton, Woolcan, Teatro Belli, Stefan Schweitzer.
Alessandro Roja nasce a Roma il 4 giugno 1978. Termina nel 2004 la Scuola Nazionale di Cinema di Roma. È diventato famoso come coprotagonista di Romanzo criminale - La serie (2008), miniserie televisiva ispirata alla vera storia della banda della Magliana, nel ruolo di Dandi. Nel 2009 è sul grande schermo con Feisbum! Il film, pellicola in otto
episodi ispirata al social network Facebook. L'anno successivo è tra i protagonisti di Tutto l'amore del mondo, regia di Riccardo Grandi.
CapoTrave è una compagnia residente a Sansepolcro (Ar), che opera tra la Toscana e Roma. A Sansepolcro, CapoTrave ha ideato e organizza Kilowatt, l’energia della scena contemporanea (Premio Ubu 2010), un importante festival nazionale dedicato alle giovani realtà della scena contemporanea . I più recenti spettacoli della compagnia sono: Robinsonade (2008), il site specific Messaggi in bottiglia (2009) , Virus (2010) e Nel bosco (2012).
Pierfrancesco Pisani, ventinovenne produttore teatrale.Dal 2008 ha prodotto 8 piece teatrali: THOM PAIN di Will Eno, con Elio Germano (co-produzione Bam Teatro e Mittelfest); LADY GREY di Will Eno con Isabella Ragonese (co-produzione Bam Teatro e Mittelfest); E’ STATO COSI’ di Natalia Ginzburg con Sabrina Impacciatore regia Valerio Binasco (co-produzione Teatro della Tosse e Parmaconcerti); PRIMI PASSI SULLA LUNA di e con Andrea Cosentino (co-produzione Kilowatt Festival); ANGELICA di e con Andrea Cosentino (co-produzione Litta_Produzioni); FEDRA RIVISTA A TRANCI di Andera Cosentino con Andrea Cosentino , Elisa Marinoni , Simone Castano regia Valentina Rosati (co-produzione con Teatro Stabile delle Marche); KVETCH - PIAGNISTEI di Steven Berkoff, regia Tiziano Panici (co-produzione Network Nuove Sensibilità e Argot produzioni); LE LETTERE SEGRETE DI OFELIA di Steven Berkoff con Balletto Civile (co-produzione Balletto Civile e Teatro Due di Parma).

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O stai o cadi
Pa de Catr
domenica 10 febbraio 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 5 euro














Progetto coreografico di Marco Pericoli
con l’ apporto creativo
delle Interpreti: Laura Ghelli, Angela Papagni e Giulia Rossi
Musiche: Theo Teardo, Thin Hat Trio
Tutor: Davide Montagna
Un ringraziamento per il sostegno a : Luciana Melis, Marina Gorla, Silvia Dezulian e Alice Raffaelli
Liberamente ispirato al romanzo per l’infanzia “ Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepulveda questo lavoro ha come punto cardine la tematica del tentativo.
Ci provi, riesci, non riesci, esclami - ce l’ho fatta - o - almeno c’ho provato - , - ci riprovo -. Tentativi incessanti, tentativi falliti e mai più ritentati, tentativi utopici, tentativi con il corpo, tentativi con lo sguardo, tentativi multipli, provare a fare insieme due cose che non viaggiano parallele, trovare un compromesso.

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E luce fu
Alecrim Teatro
domenica 17 febbraio 2013 





Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro









Di e con Olga Manganotti e Carla Marazzato
produzione Alecrim Teatro
'E luce fu', riflessione clownesca sulla relazione, tutta al femminile. Due clown donne si contendono il centro del palcoscenico. Giocano a mostrare e nascondere: nascondere i difetti e mostrare le qualità. Sono donne, ma sono clown, e con il loro approccio sincero, finiscono per mostrare proprio ciò che vorrebbero nascondere. La sincerità è il motore principale di questo spettacolo fatto di confronti, contrasti, tenerezze, amore. Con questa sincerità di presenza le due clown affrontano gli eventi e gli accidenti con risposte istintive e inaspettate, con una straordinaria carica di umanità. Gli spettatori vengono progressivamente trasportati all'interno di un mondo intimo e frizzante, mentre il ritmo aumenta in una progressione liberatoria, coinvolgente, denudante, tutta al femminile.
Uno spettacolo di clown per adulti adatto anche ai bambini
'E luce fu' è nato da un progetto di interscambio culturale in Brasile con il sostegno di: Progetto DE.MO./MOVIN'UP, a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee e GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, Teatro della Murata (Mestre - VE), Matula Teatro , Lume Teatro e Boa Companhia (Campinas - BR), Fundação Cultural Cassiano Ricardo (S.José dos Campos - BR).

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Brainstorming!
but never mind...
Ambaradan
sabato 23 febbraio 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto



















Prodotto da Residenza Teatrale InItinere e Ambaradan
con: Lorenzo Baronchelli
musiche: Gipo Gurrado
costumi: Vittoria Papaleo
scenografie Unaltraidea e Umberto Bendotti
La mente umana. La più straordinaria e complessa struttura dell'universo conosciuto, oggetto di studio delle più varie discipline scientifiche. Filosofi, psicologi, informatici, linguisti, antropologi e biologi si sono occupati di lei lasciando aperti molti interrogativi che solo le più recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze cognitive iniziano a svelare. I ricercatori stanno rapidamente accumulando conoscenze da permettere loro di mappare lo spettrodelle emozioni e dei pensieri umani nei nostri circuiti neurali, siamo alle porte di una rivoluzione scientifica che modificherà le nostre vite quotidiane.
In poche centinaia di grammi di cellule nervose si incrociano fisica e metafisica dando vita alle funzioni superiori del cervello quali la ragione, il pensiero,l'intuizione, la volontà, la sensazione e l'emozione. Cento miliardi di neuroni uniti tra loro da sinapsi creano una prodigiosa macchina in grado di filtrare e ricevere informazioni dall'ambiente circostante (percezione e selezione), di rielaborarle creandone di nuove (pensiero), di archiviarle e cancellarle (ricordo e oblio), di comunicarle ad altri e, infine, di prendere decisioni e di agire nel mondo adattandosi ai suoi cambiamenti (decisione e azione) o adattando il mondo a sestesso grazie alla creazione di artefatti. Milioni di anni di evoluzione hanno creato uno strumento perfetto ed infallibile? Così parrebbe… ma una nuova sorprendenteteoria emergerà in questo spettacolo andando a stravolgere tutte le più recenti scoperte!!!
In uno spazio vuoto, una "black box" minimalista e surreale, incontreremo il protagonista di Brainstorming. Un inquilino forzatamente rinchiuso nella sua stessa abitazione. Un "colletto bianco" alle dipendenze del peggior datore di lavoro, sestesso. Un uomo in carne ed ossa all'interno della sua stessa mente con il compito di manovrarla, un'improbabile "pilota" alla guida del suo stesso corpo. In un continuo parallelo con la realtà lavorativa di un grigio ufficio burocratico o di unacatena di montaggio a pieno regime il protagonista si ritroverà a condurre il suoalter ego fisico nelle più disparate situazioni che la vita riserva all'umanità, quotidiane o impreviste. Da questo confronto emergeranno tutti i meccanismi di funzionamento della mente a livello biologico e intellettuale, ma sopratutto i suoilimiti intrinseci, nonché la comica inadeguatezza del "pilota", alle prese con un compito evidentemente più grande di lui. Dal contrasto tra il mondo reale esterno e il piccolo mondo interno del protagonista scopriremo i meccanismi alla base deidisturbi della memoria e delle "trappole mentali" che spesso intralciano la nostra vita quotidiana. Ne scaturirà una riflessione sull'eccesso di stimoli a cui è sottoposta la mente dell'uomo contemporaneo, sui continui input provenienti dallemoderne protesi tecnologiche da lui stesso create per aumentare le proprie capacità mnemoniche/elaborative. Troppe informazioni destinate a creare inevitabili "bottlenecks", intasamenti del pensiero sempre più frequenti nella nostra esistenza.
La mente è un soggetto ricco di spunti e suggestioni per uno spettacolo, pertanto saranno diversi i linguaggi utilizzati con la prevalenza di quello visuale, prediligendo il teatro fisico arricchito da elementi di danza, illusionismo ed articircensi ove la drammaturgia lo renda possibile ed opportuno. I registri del comico e dell'ironia saranno fondamentali per poter affrontare un viaggio attraverso i nostri limiti intellettuali o presunti tali, alla scoperta della nostra "razionalità limitata". Il mondo surreale del protagonista sarà caratterizzato dal linguaggio della visual comedy (comicità visuale) e della clownerie, con la loro tipica incapacità di affrontare il mondo reale, di contrasto quest'ultimo si manifesterà attraverso l'apparizione di svariati personaggi sempre pronti ad alimentare l'ansia di prestazione del malcapitato "pilota". Il paradosso, quindi, di una mente come luogo estremamente reale popolato da oggetti concreti che interagiscono con il protagonista ed il mondo reale come manifestazione estremamente virtuale animata da proiezione di immagini, animazioni e video in più punti dello spazio scenico.
Uno spettacolo multimediale che farà ricorso all'utilizzo di video proiettori tradizionali e micro proiettori a LED controllati da una regia digitale gestita live con uno o più computer (software Qlab, DMXIS, MainStage) utilizzando connessioni in tecnologia wireless per la gestione di audio, luci e video. Le scenografie saranno prevalentemente realizzate tramite strutture gonfiabili e fibre ottiche. Le musiche saranno composte appositamente ed eseguite in playback o live da un musicista.
www.ambaradan.org

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Angelica
Andrea Cosentino
domenica 3 marzo 2013

Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto













Pierfrancesco Pisani In collaborazione con Infinito srl - Progetti Dadaumpa e Litta Produzioni
di e con Andrea Cosentino
regia: Andrea Virgilio Franceschi
collaborazione alla drammaturgia e alla messa in scena: Valentina Giacchetti
Questo spettacolo conclude un dittico: L’asino albino era uno spettacolo sul tempo che passa, angelica è un lavoro sulla morte. Non è previsto un seguito.
Comunque.
Entrambi sono un tentativo di parlare del presente. A chi c’è. Accettando fino in fondo ciò che il teatro è: un monumento effimero.
Come al solito non c’è storia. Ogni tentativo di abbozzarne una sfiora la retorica e scivola nel ridicolo. C’è semmai - come e più del solito - il gusto di smontare le storie. Ne l’asino albino raccontavo uno spettacolo, l’impossibilità del suo farsi che scivolava in una epifania derisoria e tragica, in una apparizione invisibile per eccesso di luce. In angelica tento di entrare nei meccanismi stessi della mitopoiesi, prendendo a pretesto una sua manifestazione degradata: il mondo delle fiction televisive.
Ci sono dunque degli ingredienti, dei brandelli di dialoghi e situazioni abbozzate. Una troupe che sceglie di girare uno sceneggiato televisivo in una casa di un quartiere popolare romano; un’attrice - Angelica appunto - che continua a recitare la propria morte, fino allo sfinimento. Ciò che si ripete in teatro ci fa ridere. Perché è il passato che pretende di ritornare come niente fosse.
Ci sono delle immagini - poche - che mi faccio carico di scuotere sul loro asse per ottenerne un alone di movimento: l’icona di un papa tremante che fende la folla giubilare sulla sua papamobile, il ricordo della statua della Madonna portata in processione nel giorno del venerdì santo a Chieti. E’ la dialettica sacro/dissacrazione come le due facce di una stessa aspirazione. O il rovescio bifronte di un medesimo vuoto.
Non c’è storia. Ma c’è una concessione al bisogno di tirare avanti. Una trama. Ed è quella dello sceneggiato ricostruito in scena senza ausili tecnologici, ma utilizzando la cornice vuota di ciò che fu un televisore, e parrucche e primi piani e piani interi e bambole e pezzi di oggetti e dettagli di corpi. Si tratta innanzitutto di mimare con la povertà di mezzi scenici la povertà di un linguaggio. Farsi doppio parodico del linguaggio standardizzato del racconto televisivo. Ma c’è anche altro.
Pasolini scriveva che materia del cinema - dell’audiovisivo - è il pianosequenza come presente assoluto. E’ il regista che selezionando e tagliando e montando tra loro pezzi di presente dà loro un senso. Creando nessi. Facendone materia di narrazione, cioè storia. Dunque passato. Però mi chiedo: come può il presente raccontarsi a se stesso?
Io tento di installarmi nei tagli del montaggio, di dilatare i nessi, creare gioco tra i giunti; voglio disincantare l’impostura ipnotica dei raccordi narrativi, far emergere ludicamente il nonsenso che fa da sfondo alla costruzione del senso.
Aggiungeva Pasolini che come il montaggio dà senso al cinema, così la morte dà senso alla vita. Però mi chiedo: cos’è che dà un senso alla morte?
Se non c’è storia dovrà esserci da ridere. E’ ciò che credo di avere imparato dal teatro popolare, dalla cultura dei subalterni. Di coloro che, ben prima di noi smarriti postmoderni, hanno dovuto imparare a vivere senza il sostegno di un passato né prospettive di futuro. E’ il senso profondo dell’intrattenimento. Perché va bene la denuncia e la memoria e la controinformazione e il mondo a capinculo. Ma innanzitutto esserci. Qui e ora. Comunque.

Andrea Cosentino
Andrea Cosentino: attore, autore, comico e studioso di teatro. Tra i suoi spettacoli 'La tartaruga in bicicletta in discesa va veloce', il ‘dittico del presente’ costituito da L'asino albino e Angelica (i cui testi son pubblicati in Carla Romana Antolini (a cura di), Andrea Cosentino l’apocalisse comica, Roma, Editoria e spettacolo, 2008), Antò le Momò-avanspettacolo della crudeltà e Primi passi sulla luna. In questi ultimi lavori si avvale della collaborazione registica e drammaturgica di Andrea Virgilio Franceschi e Valentina Giacchetti. Le sue apparizioni televisive vanno dalla presenza come opinionista comico nella trasmissione AUT-AUT (Gbr-circuito Cinquestelle) nel 1993 alla partecipazione nel 2003 alla trasmissione televisiva Ciro presenta Visitors (RTI mediaset), per la quale inventa una telenovela serial-demenziale recitata da bambole di plastica. E' promotore del PROGETTO MARA'SAMORT, che opera per un'ipotesi di teatro del-con-sul margine, attraverso una ricerca tematica, linguistica e performativa sulle forme espressive subalterne.



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L'ultima notte di Antonio
Piccola Compagnia Dammacco
sabato 16 marzo 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto



















con Serena Balivo e Mariano Dammacco
costumi: Luigi Spezzacatene
foto di scena: Giorgio Sottile
immagine locandina: Stella Monesi
sartoria: Artelier Casa D'arte
ideazione, regia e drammaturgia Mariano Dammacco
produzione Piccola Compagnia Dammacco/Asti Teatro 34
in collaborazione con Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
progetto di produzione selezionato e sostenuto da
Cantiere Campsirago di ScarlattineTeatro – Campsirago Residenza Monte di Brianza
Testo vincitore del Premio nazionale di drammaturgia Il centro del discorso 2010
Si ringrazia per la collaborazione Salvo Lombardo
[…] Un cocente magma intimo fatto risaltare e ispessito dalla correlativa amplificazione delle voci che, lungo lo spettacolo, riversano nei microfoni la drammatica poesia testuale concepita dall’autore con struggimento e nondimeno ironia. Infatti, si ride nel corso della messinscena […]. Tra esplosivi lampi nel buio del teatro e stroboscopie da delirio psichedelico, dove vortica il Big Bang di uno spettacolo che attraversa le frontiere della morte per ritrovare territori nuovi della vita. Un conturbante esodo che può rivelarsi l’oggetto di culto della prossima stagionale teatrale, purché vi siano addetti e operatori lungimiranti che intendano proporlo a platee di persone vogliose ancora di stupirsi.
(Damiano Pignedoli, dramma.it)
[…] Dammacco torna finalmente, dopo i successi di gioventù […], a sfoderare un colpo di talento che sorprende lo spettatore. [...] il testo, una proposta coraggiosa come da tempo non si vedeva, il diario di una morte annunciata, intervallato da episodi grotteschi ispirati ad un documentarismo irridente. […] il testo si veste di una parola capace di irridere nei momenti di maggior drammaticità e di far commuovere in quelli di maggior ironia. [...] questo melange sporco […] arriva a piazzare un colpo sorprendente. Parliamo, di solitudine, algida, amletica solitudine, ma con un intreccio della vicenda, un modo di prendersi sul serio il giusto, che lascia respiro, nell’ora di recita, ad un’aria teatrale fresca, che di rado si assapora. […] Lo spettacolo deve girare assolutamente per dare alla talentuosa compagnia modo di crescere.
(Renzo Francabandera, paneacqua.it)
L’ultima notte di Antonio offre agli spettatori una storia di malessere crescente, di tentativi falliti, di percezioni alterate, di ossessioni quotidiane. Lo spettacolo racconta le innumerevoli “ultime notti” di Antonio prima della sua fine dando voce e corpo ai suoi incubi, alle sue forme di dipendenza, attraverso l’alternanza tra un registro lirico-poetico e uno comico-grottesco. Lo spettacolo è un’azione teatrale con una sua scrittura scenica corale all’interno della quale prendono vita figure e immagini, seguendo gli intenti poetici della Compagnia: realizzare una visione, agire un rito, offrire allo spettatore l’evocazione di uno stato altro/alto, poetico, un luogo di analogia della vita. L’ultima notte di Antonio è il primo dei tre spettacoli che andranno a comporre la “Trilogia della Fine del Mondo”. Gli altri due spettacoli saranno intitolati “Esilio” e “L’esorcista”.
Serena Balivo, attrice teatrale, 27 anni. Ha cominciato il suo percorso di formazione studiando e lavorando con Naira Gonzales, Bruce Myers, Claudio Morganti, Marco Martinelli, Alfonso Santagata, Danio Manfredini, Massimo Munaro, Paola Teresa Bea, Massimo Sabet, Lucilla Giagnoni, Silvio Castiglioni, Renata Molinari, Mariano Dammacco, Arianna Scommegna, Bano Ferrari. Nel 2011 è vincitrice del Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro dell’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, con lo studio teatrale L’inferno e la Fanciulla, da lei scritto, diretto e interpretato.
Mariano Dammacco è attore, autore e regista teatrale. Nato a Bari nel 1970, attualmente vive a Modena dove porta avanti l’attività della sua Piccola Compagnia Dammacco. Dopo le esperienze di formazione – tra cui quelle con Robert McNeer, Carlo Formigoni, Marco Baliani, Renata Molinari e Danio Manfredini – si dedica alla ricerca teatrale intorno alla propria autoralità. In quasi vent’anni di lavoro, nascono così numerosi spettacoli da lui ideati, scritti e diretti quali SONIA LA ROSSA (insignito del Premio ETI/Scenario 1992-1993), AMLETO E LA STATALE 16 (vincitore del Premio ETI/Vetrine 1996), DIALOGHI CON LE PIANTE (distintosi ai Premi Ubu 1999 grazie a diverse segnalazioni) e L’ULTIMA NOTTE DI ANTONIO che vince il premio di drammaturgia “Il centro del discorso 2010”. Dammacco ha inoltre sviluppato negli anni disparate collaborazioni: si ricordano, tra le altre, quelle in qualità di drammaturgo con Maria Paiato, Lella Costa e Silvio Castiglioni; quelle come regista d’opera presso il Circuito Lirico Lombardo per COSÌ FAN TUTTE e DON PASQUALE; mentre s’è cimentato col Teatro Sacro e di Comunità collaborando lungamente col festival Crucifixus, anche in veste di pedagogo. Sono stati pubblicati i suoi testi DIALOGHI CON LE PIANTE, dall’Editrice Piero Manni (1999) e dalla rivista Prove di drammaturgia diretta da Claudio Meldolesi e Gerardo Guccini; ANTOINE ANTOINE, Editrice Papageno (2003), ASSEDIO, Editrice Pensa Multimedia (2007), FIORI NEL GHIACCIO, Editrice Valgrigna con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Alpini (2010).
Piccola Compagnia Dammacco

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Ma il mio amore è Paco
Teatro Caverna -CRT
sabato 23 marzo 2013

Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto
















un’idea di Damiano Grasselli
lettura dal testo di Beppe Fenoglio: Valentina Battarola, Damiano Grasselli
costumi e scene: Anna Tirloni
tecnica: Paolo Fogliato
produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro - in collaborazione con Teatro Caverna
con il contributo della Fondazione Ferrero – Centro Studi Beppe Fenoglio - Alba
Di nuovo Beppe Fenoglio. Di nuovo il rapporto uomo donna. Teatro Caverna indaga ancora il tema tanto caro allo scrittore albese, centrale nella sua opera: il contrapporsi di due mondi lontani e distinti, uniti da un comune destino. La protezione della madre, il senso di rivalsa destinato a fallire dell’uomo. Quest’indagine (la terza per Teatro Caverna nell’opera di Fenoglio, dopo La Malora e Un giorno di fuoco) prende le mosse dal racconto “Ma il mio amore è Paco”. Una storia di ironia, beffeggiante, capace di strappare sorrisi. Paco, archetipo di un uomo spavaldo e apparentemente invincibile, destinato a lanciarsi in volo per cambiare, rilanciare, stravolgere il proprio destino. Ed infine destinato, è il caso di dirlo, a ritornare a quella protezione, materna, che pare essere la sola in grado di consolarlo.
Un quotidiano che sembra riguardare tutti: l’amore, il tradimento, i rapporti di coppia. Eppure, attraverso la forza del linguaggio fenogliano, questo quotidiano viene filtrato, sminuzzato, riassunto in una notte: Paco, per rilanciare la propria vita, gioca tutti i propri averi in una notte di azzardo, sognando i bagordi della riviera con una giovinetta attratta dagli “uomini di sostanza”. Il tentativo fallimentare, evidente atto che si lancia verso un drammatico suicidio, viene dissolto nell’ironia protettiva della donna (la moglie) che, amorevolmente, torna a difendere Paco tra le sue braccia.
Una messa in scena al limite del grottesco, come il racconto, dove il sottile gioco di rimbecco tra uomo e donna viene esasperato, lasciando a piccole variazioni di dettagli il compito di ricostruire la storia.
www.teatrocaverna.it

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Cos'è che c'è, oggi, dentro alla parola cultura?
Aldo Nove
venerdì 12 aprile 2013

Presso il Teatro Sociale, piazza Zamara, Palazzolo s/O (Brescia) - ore 21.00 - ingresso gratuito












Un incontro con lo scrittore Aldo Nove.
"Cos'è che c'è, oggi, dentro alla parola cultura?" Questa forma sgangherata giustifica meglio l'interrogativo. Si può scrivere qualcosa sul mondo liquido e invece dall'altra parte la necessità umana di "trattenere" e "coltivare"...
Nel 1996, Aldo Nove, dopo la laurea in filosofia morale, scrive Woobinda e altre storie senza lieto fine, edito da Castelvecchi e ripubblicato da Einaudi nel 1998 con il titolo Superwoobinda.
Con il racconto Il mondo dell'amore, pubblicato nell'antologia Gioventù cannibale (Einaudi 1996) viene collocato dalla stampa nella famiglia di genere pulp dei cosiddetti "Cannibali", che annovera, tra gli altri, Niccolò Ammaniti.
Ha pubblicato due raccolte di poesia con lo pseudonimo Antonello Satta Centanin, in cui ha unito i cognomi della madre e del padre [2], e un libro di poesie ispirate a celebri brani rock dal titolo Nelle galassie oggi come oggi. Covers (con Tiziano Scarpa e Raul Montanari).
L'uscita di Amore mio infinito, nel 2000, segna una svolta intimista ed esistenzialista che lo allontana dalla letteratura "cannibale".
Negli anni successivi Nove si interessa alle questioni sociali legate al precariato e alla flessibilità: nel 2005 oltre a pubblicare un curioso omaggio a Fabrizio De André, Lo scandalo della bellezza (No Reply, 2005), è coautore (con Alessandro Gilioli) del testo teatrale Servizi & Servitori: la vita, al tempo del lavoro a tempo; l'anno seguente pubblica Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese (Einaudi Stile Libero, 2006) con cui vince il Premio "Stephen Dedalus". Nel 2006 dà vita, con la TEA, alla collana di narrativa Neon, con opere di Giovanna Giolla, Alessandro Scotti e Ciro Ascione. Nel 2010 pubblica "La vita oscena", testo autobiografico che ripercorre la sua vita dall'infanzia all'età adulta. Nel 2012 pubblica "Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana" (Bompiani).
Edoardo Sanguineti lo inserisce, insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe Caliceti, nel suo Atlante del Novecento Italiano, ponendoli a chiusa del "secolo delle avanguardie" della letteratura italiana.

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Vibrazione
omaggio alla Terra d'Africa
Le Fenicie Teatro
domenica 14 aprile 2013 





Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro














In collaborazione con Crocevia dei Viandanti
Di: Vaninka Riccardi
Progetto e regia: Matteo Riccardi
Percussioni, vibrazioni, canti: Moreno Papa
Voci e azioni: Matteo Riccardi, Vaninka Riccardi
Scenografia: Matteo Riccardi
Tecnica: teatro d’attore, di figura, narrazione, danza e canto dal vivo
Produzione: Associazione tra artisti Ciridì
VibrAzione. Il battito incessante del cuore dell’umanità. Una culla che ondeggia. Il continente-madre di ogni forma di vita.
VibrAzione. Il tamburo che parla e risponde lontano. Il racconto del griot che evoca – con danza, parola e musica – antiche storie, miti e leggende. La creazione del cosmo, la natura e gli animali che la popolano. La nascita dell’uomo e l’iniziazione alla vita, la scoperta, l’incontro, la conoscenza. Comunità e villaggi leggendari. Antiche storie d’amore…
Canti tradizionali dal Congo, Mali, Senegal e Costa d’Avorio – in lingua lingala, barbara e wolof – insieme a danze e ritmi, accompagnano la narrazione dei racconti provenienti dall’ Africa centro-occidentale. La scena – colorata e dinamica, in continua evoluzione – si trasforma e richiama, in un finale poetico ed evocativo, al crudele destino di tanti figli strappati dalle braccia di Mama Africa e deportati in paesi stranieri. Storie semplici e travolgenti, ricche di simboli, energia e profondità. Storie che fanno sognare e riflettere e rimandano ad un passato ancestrale, ad un’origine comune, ad un’unica Madre, generosa e vicina… ci ricordano le nostre radici.
Lo spettacolo è un vero e proprio omaggio al continente più antico del mondo, l’Africa, che troppo spesso ci viene mostrata nel suo volto più tragico e doloroso. Mama Africa, così ci piace chiamarla, è la terra in cui è nato il genere umano e conserva, nonostante tutto, una grande energia e vitalità ed un’affascinante tradizione, di storie, arte e musica. Abbiamo voluto mostrare questi aspetti del continente nero, raccontando, come gli antichi griot – saggi anziani che tramandano la memoria, di generazione in generazione – tante storie, seguendo un filo comune: dalla creazione dell’universo, il mito che spiega perché sole e luna stanno nel cielo, alla comparsa degli animali sulla terra; dalla nascita del genere umano all’incontro del primo uomo e della prima donna; dall’origine delle maschere alla vita di comunità e di villaggio, fino ai divertenti episodi che coinvolgono i suoi abitanti. Abbiamo scelto di raccontare queste storie ispirandoci al prezioso lavoro di trascrizione per bambini dell’autrice Lazzarato, che da anni raccoglie e ripropone le tradizioni letterarie di diversi paesi del mondo. Il racconto è giocato tra i due attori presenti in scena e va oltre la narrazione, con la danza, l’uso di oggetti, maschere e costumi e l’intervento musicale di un percussionista che accompagna i momenti di danza e canto e “colora” di suoni e rumori le vicende narrate.
I canti sono completamente dal vivo e nelle lingue originali dei diversi paesi: hanno la funzione di anticipare o commentare il tema delle storie presentate. La scenografia si trasforma nel corso dello spettacolo ed una semplice struttura di legno diviene bosco, totem, villaggio e infine barca: un modo poetico e delicato per ricordare – dopo l’ascolto di storie affascinanti e divertenti – il triste destino di tanti figli di Mama Africa, fatti schiavi e portati via dalla propria terra su navi, verso terre straniere e lontane. Uno spettacolo colorato e intenso, che sa coinvolgere gli spettatori.

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La Ianara
Elisabetta Aloia
sabato 27 aprile 2013

Presso il Teatro Sociale, piazza Zamara, Palazzolo s/O (Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più Allegro Banchetto



















di Licia Giaquinto
riadattamento, regia e interpretazione di Elisabetta Aloia
prodotto da Centro Diaghilev
Il “maleviento”, o “male viente” è un termine ricorrente nelle formule dei riti magici meridionali. A seconda della zona geografica, viene rappresentato, con le stesse caratteristiche della fascinazione: “come una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona...che “va per la via” in cerca delle sue vittime” (da Sud e Magia di E. De Martino). Le terre del sud, sono pregne di tradizioni, di storie, di leggende non ancora svelate.
Dare voce alla tradizione perché qualcuno possa ascoltarla e restarne “affascinato”, è questo l’obiettivo. L’intuizione è arrivata dopo la lettura del riuscitissimo romanzo di Licia Giaquinto “la ianara” pubblicato dall’ Adelphi.
E’ iniziato così un minuzioso studio alla scoperta della stregoneria e del suo radicamento nelle società contadine del sud Italia. Ho letto testimonianze provenienti dall’Irpinia, Basilicata, Puglia e Sicilia, storie di janare, masciare, mavare, storie di donne. “Il malocchio si connota al femminile così come la stregoneria”( Malleus maleficarum scritto da H. Institor e Jakob Sprenger nel Cinquecento per ordine del papa Innocenzo VIII).
Adelina, la protagonista, è una donna che nega per l’intera esistenza la sua natura di strega e per buona parte anche quella di donna: “diventare donna significa sangue”.
E’ figlia di ianare, il suo destino è segnato. Adelina vorrebbe vivere la sua infanzia come le altre bambine, invece di essere scacciata per strada come un’appestata. Tutto questo le fa rabbia. Non è come le altre, lei deve “imparare cose molto più importanti”, ereditare il sapere delle erbe, delle viscere, delle voci nascoste…delle cose che non ci sono più.
Un giorno decide di fuggire via da tutto. Lascia così la sua vecchia vita per iniziarne una nuova presso il Palazzo di un Conte. Qui può essere libera, vivere senza il marchio di dannata.
Ma l’illusione dura poco. E’ costretta a confrontarsi senza volerlo con il suo essere donna, con il suo sentire nuove passioni e sensazioni: rabbia, dolore, amore, possessione spingono Adelina a ricercare in sé la sua vera natura. Ed ecco il ritorno all’essenza.
Una donna anima la scena. Sospesa nel passaggio tra la vita e la morte, tra ciò che era e ciò che sarà. Si muove “come un cane randagio” in uno spazio circoscritto,in cui mescola il racconto a rituali e scongiuri salmodiati. Parla una lingua non definita, una sorta di dialetto creato da una mescolanza di dialetti del meridione. “La Ianara”è un salto nel passato, l’istante di un ricordo lontano, che si realizza attraverso la parola, il gesto. E’ una sorta di respiro sospeso tra il passato e il futuro che tocca corde dell'intimità dell'essere umano di sconcertante attualità e verità. Un lavoro che mira al recupero della tradizione orale, della narrazione di storie di altri tempi in cui superstizione e credenze popolari prendono voce e corpo, in cui i personaggi si annodano in formula ancestrale e perfetta di continuità sociale. Le ianare, le mavare, le masciare, sono presenti ancora oggi nella nostre terre.
Licia Giaquinto è nata e cresciuta in Irpinia, e vive oggi tra Bologna e Amalfi. Laureata in lingue, ha vissuto a Parigi facendo diversi lavori. Ha scritto poesie, testi teatrali e tre romanzi: Fa così anche il lupo(1993), E’ successo così(2000), Cuori di Nebbia(2007).
Elisabetta Aloia si diploma presso il CUT di Perugia-Teatro Stabile dell’Umbria con i docenti: Massimiliano Civica, Ludwig Flaszen, Mirko Feliziani, Oscar De Summa, Emanuela Filippelli, Roberto Ruggieri, Sergio Ragni.
Ha studiato con Danio Manfredini, Claudio Morganti, Giorgio Barberio Corsetti, Fabio Cherstich, Carlo Boso, Roberto Castello, Paolo Panaro, Rita Frongia, Balletto Civile, Accademia degli Artefatti, Marco Martinelli, Jurij Ferrini, Francesco Pennacchia, Annabella Cerliani, Maricla Boggio.
Ha lavorato con Fibre Parallele, Giorgio Barberio Corsetti, Centro Diaghilev, Enrico Barbieri e la Compagnia Teatro di Ariele, Marcello Rubino e la Compagnia Teatro delle Rose, con TEATROINSIEME compagniaditeatromusicaeartevaria, la Compagnia di Balletto ALTRADANZA, la Compagnia TEATRO D’OGGI.
Attualmente lavora con il Centro Diaghilev.

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Nervo in do minore
Tatiana Freire Larotonda e Irene Aliverti
sabato 11 maggio 2013
Presso la Cascina Rossi, Via Palosco, 15 - Palazzolo s/O (Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro - Più Allegro Banchetto



















Creazione e rappresentazione: Tatiana Freire
Drammaturgia e direzione: Márcia Bernardes
Musica originale: Daniela Casteline
Esecuzione al piano: nuova composizione di Irene Aliverti (Teatro Flautomagico)
Testi: Tatiana Freire
I racconti di una nubile abbandonata (figura-metafora) si interrogano sui ruoli delle donne nei nostri giorni. Un po’ melodrammatico, a volte comico e con momenti lirici, lo spettacolo invita ad entrare nell'universo femminile di questo personaggio metaforico della nubile, che porta in sé desideri, sogni e promesse di futuro. La drammaturgia dello spettacolo si trova strutturata sulla partecipazione del pubblico (anche metafora degli invitati del matrimonio frustrato), e sulle situazioni che questa figura-metafora vive, dopo essere stata abbandonata.
Lo spettacolo "Nervo in Do Minore" affronta quei segni profondi e irreversibili lasciati da determinate esperienze ma che devono essere assorbiti nel vivere un giorno dopo l'altro. “Nervo in do minore” è trasformare dal patologico al mitologico, senza grandi complicazioni psicodrammatiche.
È ridere del ridicolo nel soffrire d'amore. È riflettere su un mondo ancora maschile. È spaventarsi davanti alla violenza istituzionalizzata e ufficializzata. È, perfino, volere cambiare il mondo in un luogo più fresco e più femminile - perchè no?
Anche se usiamo le convenzioni teatrali di tempo/spazio, l' illusione cede lo spazio per costruire la scena "negli occhi nudi" in modo che l'attrice si rivolga direttamente alle persone presenti.
Crediamo nell' importanza della celebrazione della soggettività quando lavoriamo nel teatro, poiché questa pratica ha bisogno di un legame con la realtà dell'interprete. Il marchio del creatore di qualsiasi opera artistica è determinante per i suoi contenuti e significati , quindi, assumere il rischio per l’impegno e le parole usate è innanzitutto la direttiva di questo lavoro.
Tatiana Freire: attrice formata alla Scuola di Arte Drammatica - EAD / ECA / USP-SP nel 2000. Fondatrice della Cia Vatekatarse nel 1999. Nel 2000 ha iniziato la sua ricerca con il "linguaggio della Maschera" sotto la guida di Tiche Vianna, e i seguenti spettacoli : "Nel buco", "Birosca-Bral" (partecipante per tre edizioni consecutive al Progetto della Pubblica Istruzione e della Cultura del Comune di Sao Paulo), regia di Tiche Vianna, e "Help!" diretto e interpretato da Tatiana Freire ed André Capuano. Ha recitato in diverse opere teatrali, tra cui "O Tolo", regia di Tiche Vianna, "La Rivoluzione dei beati", regia di Marco Antonio Rodrigues, "Album di famiglia", regia di José Rubens Siqueira, " Entre as Cerejeiras", regia di Luciano Chirolli. Nel 2006, oltre alla ricerca sulle maschere, si concentra sul linguaggio del Teatro mimico corporeo / Teatro Fisico, sotto la guida di Louis Louis per due anni. Ha fatto parte del montaggio "Querô, una storia maledetta" di Plinio Marcos, regia di Marco Antonio Rodrigues, nel Galpão do Folias (SP). Ha fatto assistenza di regia e condotto l’allenamento fisico degli attori per lo spettacolo "Esodo, Eclisse della Terra", regia di Marco Antonio Rodrigues, l’ allenamento fisico degli attori per lo spettacolo "Nunzio", regia di Danilo Grangheia e l’allenamento con le maschere per lo spettacolo "Qualcosa di oscuro", regia di Carlos Francisco, nel Galpão do Folias (SP). Si è unita al Gruppo Folias d'arte come attrice e preparatrice degli attori partecipando allo spettacolo "Orestea, il canto della capra", regia di Marco Antonio Rodrigues. Nel frattempo, nel 2009 ha fondato il nucleo "Las Hermanitas Koletivo Scenic" con la creazione dello spettacolo/solo "Nervo in Do Minore", in cui opera sotto la direzione e drammaturgia di Marcia Bernardes, con musica originale e presentazione al pianoforte di Daniela Casteline e la direzione dell'arte Fernanda Aloi (ha debuttato il 3 luglio 2010 nel Caffè Folias fino alla fine di ottobre 2010, in questo periodo è stata raccomandata tre volte dal giornale " Guia da Folha"). Nel giugno 2011 si trasferisce in Italia e nel mese di agosto e settembre ha partecipato al seminario VOCIS MOTUS 1 e 2 in orientamento e coordinamento di Sabine Uitz presso il Teatro Via Rosse - Este / Padova. Durante il seminario VOCIS MOTUS 2, su invito di Sabine Uitz, presenta lo spettacolo "Nervo in Do Minore". Grazie al risultato positivo di questa presentazione, riadatta e produce lo spettacolo in lingua italiana, e con una nuova partner al pianoforte, Irene Aliverti, presenta la nuova creazione di "Nervo in Do Minore" in alcune città italiane: Palazzolo sull'Oglio (Brescia), di nuovo a Via Rosse (Padova),al Teatrino della Murata Mestre-Venezia (Venezia) e Rovato (Brescia).

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Piccolo principe
Teatro Caverna
domenica 19 maggio 2013 





Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 16.30 – Ingresso 7 euro















Una storia per tutte le età, un'età per tutte le storie.
Mettere in scena un testo come il Piccolo Principe significa farsi carico di una sfida doppia: da un lato la difficoltà di confrontarsi con un testo classificato ormai tra “i classici” del Novecento, ma mai appieno compreso né nella letteratura per ragazzi né nelle letture per l'età matura; dall'altro l'ancor più complicata sfida (propria del teatrante) di restituire allo spettatore il complesso di immagini, colori, suoni, suggestioni che un testo come quello di Saint-Exupéry propone.
Ecco quindi che in queste due direzioni ha lavorato Teatro Caverna: la scrittura scenica e l'interpretazione attoriale sono tutte dedicate alla formazione di un testo che sia emozione prima di tutto, le cui parole sonanti siano trasmissione di un sentire e di uno scoprire (il mondo, la vita, le gioie, le difficoltà). L'allestimento scenico invece prevede la massima semplificazione tecnica abbinata ad un grande coinvolgimento dello spettatore.
LA TRAMA
Un aviatore, scoraggiato dalla pochezza emotiva degli esseri umani, si ritrova in panne in mezzo al deserto. Qui incontra un piccolo uomo, che viene da un altro pianeta dove ha imparato che cosa significa prendersi cura di qualcuno e che cosa significa soffrire per questo altro: il Piccolo Principe infatti racconta che sul suo pianeta ha lasciato una rosa a cui dedicava tutte le sue attenzioni.
Nel suo viaggio su pianeti nuovi e strani (abitati da re, vanitosi, ubriachi, scienziati...), il Piccolo Principe impara molte cose, fino ad arrivare sulla Terra, il pianeta dove si confronta con la vita, gli affetti, i riti, la scoperta e finanche il dolore ed il distacco.
Una storia che da un secolo appassiona milioni di lettori, grandi e piccini, capaci di immedesimarsi nei panni di questo piccolo uomo, alla ricerca di qualcosa che gli insegni ancora ad emozionarsi.
LA SCENA
Tutto si svolge sotto la direzione di un unico attore, posto in mezzo ad uno spazio scenico piuttosto limitato, accompagnato da un baule pieno di suggestioni e da tre luci con cui può dialogare. Il baule è il nodo focale della scena. Da esso esce l'attore stesso che, al pubblico seduto tutto intorno a lui, inizia a raccontare la storia del Piccolo Principe. Dal baule escono anche oggetti e personaggi della storia, disegni e proiezioni del viaggio. Ogni quadro che compone il racconto diventa un percorso emotivo di coinvolgimento dello spettatore: le luci si accendono e spengono attorno alla scena creando tramonti e albe continue, le voci dell'attore si alterano creando personaggi di volta in volta dalle caratteristiche diverse, la scena si riempie di buffi oggetti, che si alternano con immagini strane. E' così che i momenti di divertimento e quelli di riflessione, proprio come nel libro, diventano un continuo alternarsi per dare vita ad una storia che prende lo spettatore, proprio come in un viaggio. Anche l'attore stesso cambia continuamente il proprio personaggio: diviene di volta in volta aviatore, principe, pecora, rosa... E dialoga con voci esterne, con la sua voce modificata in continuazione da strani effetti, con il pubblico che interroga e da cui vuole risposte (il Piccolo Principe non dimentica mai di aver fatto una domanda).
Si tratta di uno spettacolo adatto ad ogni età, con vari livelli di comprensione. Dalla favola che coinvolge il bambino per i suoi aspetti magici, al romanzo narrato che fa diventare l'adulto partecipe di una riflessione sull'amicizia, sull'amore, sui sentimenti. Si tratta, più di tutto, di uno spettacolo che, giocando molto sulla percezione sensoriale e sulla partecipazione emotiva, ci fa scoprire qualcosa del nostro modo di vivere il mondo.
www.teatrocaverna.it

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Sì l'ammore no
Daniele Timpano e Elvira Frosini
sabato 25 maggio 2013
Presso l’Aula Magna Martin Luther King, via Dogane, 6 (Palazzolo s/O, Brescia)
Ore 21.00 – Ingresso 13 euro – Più allegro banchetto














uno spettacolo di e con Daniele Timpano e Elvira Frosini
spettacolo finalista al Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche "Dante Cappelletti" 2008
drammaturgia e regia: Daniele Timpano e Elvira frosini assistenza alla regia: Alessandra Di Lernia
disegno luci: Dario Aggioli
registrazione audio: Marco Fumarola, Dario Aggioli, Lorenzo Letizia
produzione: Kataklisma, amnesiA vivacE
coproduzione: Arti Vive Festival
in collaborazione con: Centro di Documentazione Teatro Civile, Armunia, Consorzio Ubusettete
foto: Ulisse & Cannone, Jacopo Quaranta, Andrea Chesi
progetto grafico: Stefano Cenci
Le più belle storie d'amore sono quelle che finiscono quando uno dei due muore sul colpo. L’amore nell’immaginario collettivo, tra cliché, misoginia, pornografia, femminismo, sdolcinatezze e melensaggini. Un uomo e una donna. S' incontrano. Si amano. Si mangiano.
Daniele Timpano e Elvira Frosini attraversati e scossi dai più disparati materiali: da Faccetta nera a Little Tony, dalle canzoncine anni trenta a Frank Zappa e Celentano, da Goethe e Cavalcanti a Beautiful e Mahler, passando per gli Harmony e il Vangelo.
La mamma è sempre la mamma? La donna è una madonna? E l’uomo è cacciatore?
danieletimpano.blogspot.it

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Parole della pelle
GoloKan
sabato 8 giugno 2013

Presso il cortile esterno della biblioteca civica G.U. Lanfranchi di Palazzolo s/O, Lungo Oglio C. Battisti 17 (Palazzolo s/O, Brescia) - dalle ore 17.00 - Ingresso gratuito - Più allegro banchetto




















Festa Percussiva diretta da Beppe Campa.
In concerto i GoloKan (trad. le parole della pelle) proporranno i brani studiati durante il corso di percussioni africane organizzato in collaborazione con TFM; in particolare i suoni e i Ritmi, kukù, solì e madan, che nell'Africa Occidentale vengono utilizzati durante svariate cerimonie come matrimoni, battesimi e nelle feste legate alla storia e alle culture di quei mondi.
I GoloKan si esibiranno negli spazi all'aperto della Biblioteca Comunale e faranno da corollario alla festa di chiusura della Sesta edizione di Saltuaria.
Beppe Campa ha cominciato ad interessarsi alle percussioni africane nel 2004 trascinato dalla curiosita.
In seguito ha cominciato a seguire corsi e stage con maestri di calibro internazionale che gli hanno fatto scoprire l'Africa: ha fatto diversi viaggi in Mali e Burkina Faso dove ha potuto conoscere e approfondire l'arte della musica africana.
A tutt'oggi suona in diversi gruppi e ha cominciato a tramandare la tradizione coordinando dei corsi con le tecniche e gli studi dei maestri Marco Patane, Dramane Konate, Seydou Dao, Ibrahima Sarr, Alex Bottoni e Moussa Traore.

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